venerdì 28 gennaio 2011

Dentici e Ricciole...col vivo!

L'autunno è il mese della pesca a traina: passano lungo le coste della nostra Penisola, su varie batimetriche di fondo, una moltitudine di specie di pesci pelagici predatori, fra cui lampughe, lecce, tonnetti, palamite e... ricciole!
Che bello poter insidiare e catturare qualcuno di questi pesci, in modo particolare, l'ultima specie citata: la ricciola! Oltre ad allietare la gioia dei commensali, in quanto presenta carni pregiate, la ricciola offre grandi soddisfazioni sotto il profilo sportivo. E' un'indomita combattente, in modo particolare, quando la si allama utilizzando lenze di ridotto libbraggio. Questo predatore, di solito, fa vita gregaria e spesso e volentieri, divide il suo territorio di caccia alla minutaglia, con un temibile concorrente: il dentice. Quest'ultimo, altro ambito pesce annoverato come preda principe per la traina, presenta molte affinità ed analogie di vita comportamentali come quelle della ricciola e quindi, per il trainista, è un'altra potenziale preda da unire nelle ordinarie catture relegate alla traina. E' necessario tuttavia apportare alcune modifiche nei finali per poter pescare nello stesso tempo sia la ricciola che il dentice. Ma vediamo come si possono pescare a traina questi nobili pesci, partendo da quello che occorre, e cioè dalle barche più adatte, le attrezzature più equilibrate e le esche più catturanti.

Le barche
Per quanto riguarda la scelta delle barche più idonee a questo tipo di pesca, tutte più o meno, rispondono ai requisiti richiesti, ossia, navigare a velocità ridotta, per presentare nel migliore dei modi, le nostre esche vive o naturali morte e nel contempo, concedere spazi, sufficientemente validi per operare a bordo in modo agevole, esente da eventuali rischi di finire a mare. Pertanto, nei limiti delle possibilità, barche con: pozzetti ampi, sicuri, con murate sufficientemente alte, almeno abbondantemente sopra le ginocchia, da poter ben assicurare il pescatore, anche in caso di mare formato. Poi sarà necessario disporre a bordo di una vasca per il vivo, con un ottimo impianto di circolazione dell'acqua di mare. Tornando alle barche, vanno egregiamente bene le pilotine da pesca, i gozzi, naturalmente i fisherman, i center console e addirittura anche i gommoni, se equipaggiati a dovere. Ultima cosa molto importante per praticare questa disciplina, ripeto, la velocità, che deve essere estremamente ridotta, quando si utilizzano esche vive, rappresentate dal calamaro e dalla seppia, e cioè 0,8 - 1,3 nodi orari e fino a circa 1,6/1,8, quando si impiegano pesci-esca come l'aguglia, il sugarello, altri pesci, oppure quando si innesca il calamaro e la seppia morti. Quando si naviga a circa 1,8 nodi, il trascinamento in acqua dei cefalopodi morti, produce un effetto dinamico, vitale, che simula l'animale vivo.

Le attrezzature
Le attrezzature primarie come le canne ed i mulinelli, saranno scelti nei libbraggi che spaziano: dalle 12/20 alle 20/30 per le canne ed un 2,5/0 - 4/0 per i mulinelli a tamburo rotante che corrispondono alle misure delle 20 e delle 30 lbs. Le peculiarità richieste dalle canne, sono quelle che, devono offrire una buona percentuale di carbonio nel composito dei loro materiali medesimi. Tutto questo per combattere nel migliore dei modi le prede, in modo particolare, quelle di taglia cospicua. Sono da preferire quelle canne dotate di passanti ad anello con pietra in SIC od Alconite ad alta dispersione di calore per limitare le abrasioni delle lenze e per poter far scorrere bene la lenza, che è realizzata nel complesso, con nodi di giunta spesso voluminosi etc.. Dulcis in fundo, la qualità dei mulinelli, che deve essere rigorosamente di qualità. Il mulinello deve possedere delle frizioni precise e sensibili, con parti in carbonio e con altri componenti meccanici che devono essere di altrettanto valore, per resistere alle fughe repentine dei pesci ed alle trazioni forzate, continue... decisamente impegnative.
Nella sintesi un ottimo abbinamento può essere così formato: canne tipo Stand Up(mt 1,80 circa) o Trolling(mt 2,15 circa) leggermente più lunghe, dotate di azione progressiva maggiore delle Stand Up e mulinelli con freno a leva da 30 lbs.
Le madre lenze, ed i finali
Supponendo di scegliere una delle due tipologie di canne citate, vi abbineremo un mulinello da 30 lbs, pronto per avvolgerci la madre lenza.
La scelta di quest'ultima, può orientarsi sia sul monofilo tradizionale da 30 lbs che è uno 0,50mm, sia sul multifibra di parimenti libbraggio oppure un 40 lbs. Come opinione personale è quella di consigliare di avvolgere il multifibra, in quanto è più sensibile alle tocche del pesce e nel contempo essendo lo stesso di sezione più ridotta, a parimenti libbraggio, offre meno resistenza alle correnti marine. L'avvolgimento deve essere tale da coprire quasi tutta la bobina, lasciando lo spazio sufficiente tra il corpo del mulinello e della bobina, per ben accettare una ventina di metri di finale. Per evitare di interporre la girella a cui dovremo fissare il piombo guardiano, che con uso impegnato e continuato potrebbe arrecare danni agli anelli della canna, faremo un'asola di circa 30 cm sul capo libero della stessa lenza madre. Prima di realizzare l'asola, dovremo avere l'accortezza di rinforzarla proprio negli ultimi 30 centimetri, con del dacron da 80 lbs, infilando il capo libero nello stesso dacron e farlo scorrere per almeno 50/60 centimetri. Successivamente si procede a realizzare l'asola con un nodo: gassa d'amante. Fisseremo poi, sia l'aggancio del piombo guardiano, sia con una "bocca di lupo", la ventina di metri di nylon a seguire dello 0,60, a cui legheremo successivamente una girella piccola, di quelle modernissime da 80 lbs. Al seguito di questa si staccherà il finale vero e proprio, composto da un paio di metri di fluorocarbon dello 0,60 la cui estremità liberà andrà "doppiata" per 40/60 cm, con un nodo a "8" oppure, il nodo apposito chiamato spider hitch. A questo punto, inseriremo 2 ami ad occhiello nella lenza doppiata, di cui uno, il primo, avrà la funzione di trainante, scorrevole del 4/0 o 5/0 e l'altro, il secondo, sarà quello ferrante o fisso del 6/0 o 7/0. Per il montaggio di questi, è necessario procedere così: prima si inserisce l'amo trainante nella doppiatura e poi si inserisce l'altro e lo si lega con un nodo Palomar o con altri nodi. L'amo trainante che deve essere anche scorrevole, va fissato sulla lenza doppiata con un piccolo spezzone di monofilo dello 0,50 con un nodo uni od equivalente per la legatura degli ami. Se il nostro pesce-esca sarà di grandi dimensioni, come un bel sugarello o un'aguglia di 50 cm, è possibile inserire un secondo amo scorrevole, per un totale di 3 ami fissati.
La tecnica
La prima fase della pesca è quella di reperire l'esca viva, rappresentata da specie di pesci facilmente catturabili come il sugarello e l'aguglia, oppure, il calamaro o la seppia. Per evitare di dilungarci troppo nei dettagli, spiegando di come si possono catturare tutte queste esche, per le quali sarebbe necessario redigere un altro articolo, illustrerò nella sintesi, come si può catturare uno solo dei pesci citati in modo rapido e pratico, di grande effetto pescante per le ricciole e per i dentici: il sugarello.
E' notorio che i numerosissimi banchi di sugarelli, stazionano in prossimità dei cappelli delle secche al largo della costa, oppure nei vari interstrati d'acqua dai circa 20 fino ad oltre 70 metri di profondità. Questi pesci sono facilmente localizzabili con l'ecoscandaglio e spesso, sono misti ad altre specie come boghe, menole e sgombri. Localizzate le nostre "esche", è necessario usare un bolentino leggero a tre ami, con un piombo finale, innescato con dei gamberetti, oppure utilizzare il Sabiki che è una lenza giapponese apposita, già confezionata, costituita da piccole esche artificiali dotate di perline fosforescenti. Se queste lenze si calano con dei piombi, proprio dove stazionano i nostri amici, sarà sufficiente imprimere delle sollecitazioni ai nostri richiami per assicurare le preziose allamate. Per una giornata di pesca, sono sufficienti alcuni esemplari, che dovremo tenerli in vita nella nostra vasca per il vivo. A questo punto, ipotizzando di avere catturato 6 o 7 sugarelli e mantenuti vivi nella nostra vasca per il vivo, decidiamo di andare in pesca, laddove i nostri predatori di solito stazionano, e cioè, nei punti cospicui della costa o in prossimità di scogliere o secche più o meno distanti dalla costa a profondità variabili dai 15 ai 60 metri circa di profondità. Localizzato il punto, prima di effettuare l'innesco alle due canne piazzate, la nostra strategia è quella di tentare sia il dentice che la ricciola. Per il dentice, dovremo portare una delle due lenze a disposizione a contatto del fondo e l'altra, a circa mezz'acqua per meglio insidiare la ricciola.
La canna per i dentici
Per l'innesco e l'affondamento della lenza per i dentici si procede così prendiamo un pesce dalla vasca e lo inneschiamo così: l'amo trainante dovrà trafiggere il pesce nella zona tra la bocca ed il naso, mentre l'amo fisso verrà inserito nella zona tra l'addome e la coda, senza ledere organi vitali. Dalla canna da traina armata e fissata nel portacanne del trincarino, sfileremo il finale con la relativa lenza, tutto con la barca in navigazione a circa 1,5 - 1,8 nodi.
appena giunti all'asola di unione tra la madre lenza ed il finale, agganceremo con un piccolo moschettone il piombo guardiano di circa 400 grammi tramite uno spezzone di monofilo dello 0,35 lungo mt 1,5-2. Appena il piombo giunge sul fondo, solleviamo con un giro di manovella il medesimo ed inizia la nostra pesca con il sugarello, che flotta nelle strette vicinanze del fondo. Praticamente avremo: la madre stesa con il piombo vicinissimo al fondo, con 22 metri di finale che segue, formato da 20 metri dello 0,60, più la girella, più gli ultimi due metri, di fluorocarbon sempre dello 0,60, con gli ultimi 50 cm doppiati e col pesce innescato. La lenta navigazione dovrà avere un percorso... sali e scendi nelle scarpate delle secche, notoriamente frequentate dai nostri amici. Tutto dovrà essere sotto controllo, anche per delle ore, con l'ecoscandaglio ed il GPS cartografico sempre in funzione. Le profondità ideali sono quelle che spaziano in un range che va dai 30 fino ai 40-50 metri, in zone ricche di rocce, franate di scogli, maciotto e fondali misti tra scogli e posidonie. I periodi migliori sono quelli della tarda estate ed autunno fino agli inizi dell'inverno. Durante i periodi "freddi" possiamo localizzare i nostri predatori su fondali maggiori di oltre 60 metri di profondità.
La canna per la ricciola
Per la pesca della ricciola, si procede come per il dentice: stesso innesco, stessa velocità tranne che
dovremo ridurre la zavorra e far navigare a mezz'acqua la nostra esca, procedendo al recupero della lenza con alcuni giri di manovella, appena il piombo giunge sul fondo.
L'azione di pesca
Se nel momento in cui siamo in pesca, navigando a circa 1,5 nodi orari, il dentice preda l'esca, la canna dà un leggero sussulto, ben avvertibile dal multifibra. A questo punto è necessario essere vigili e pronti per cedere un paio di metri di lenza per far consumare bene l'esca precedentemente "assaggiata" e poi... ferrare! Se il nostro amico inizia a combattere, cerca disperatamente di guadagnare il fondo e possibilmente di tranciare il finale contro gli scogli. E' necessario quando si ferra il pesce, staccarlo decisamente dal fondo e cercare di guadagnare il largo dalla secca manovrando la barca. Se così avviene, bontà per noi, il pesce, dopo un paio di violente fughe, si lascia recuperare passivamente fino a giungere sottobordo con il ventre in superficie e un ampio guadino ci assicurerà l'ambita "cena" con gli amici. Se invece di essersi allamato un dentice ci sarà una ricciola, e magari, una di quelle di taglia cospicua, sarà dura! Nel senso che il pesce farà delle fughe repentine e stressanti in modo continuo da mettere alla prova sia la nostra attrezzatura che le nostre emozioni. Anche la ricciola durante le prime fughe, dovremo forzarla con la canna, ma non troppo e cercare di portarla fuori dagli anfratti rocciosi. E' un'instancabile ed indomita combattente.
Ci tiene in ansia fino a quando giunge sottobordo, dopodiché un robusto raffio, ci assicurerà l'agognata preda alla quale dedicheremo doverosamente una foto ricordo.

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